Sicuramente non avreste mai pensato ad accostare Benito Mussolini all’Alfa Romeo, ma in realtà c’è un parallelismo che è decisamente assurdo.
Si tratta di un binomio che un tempo avrebbe avuto una maggiore importanza storica, che oggi nessuno sospetta.
Andiamo a leggere tutto da vicino.
Mussolini e la scelta per l’Alfa Romeo: il ruolo di Ugo Gobbato
Nella storia dell’Alfa Romeo, un nome che ancora oggi suscita curiosità e dibattito è quello di Ugo Gobbato. La sua gestione dell’azienda si colloca in uno dei periodi più bui e complessi non solo per l’Alfa Romeo ma per tutta l’Italia: gli anni della dittatura fascista, dell’autarchia, della Seconda Guerra Mondiale e della guerra civile fino alla nascita della Repubblica Sociale Italiana. Dal 1933 al 1945, Gobbato ha guidato l’azienda attraverso sfide senza precedenti, dimostrando una capacità di leadership e una visione che hanno lasciato un segno indelebile.
La nomina di Ugo Gobbato a capo dell’Alfa Romeo non fu casuale. Viene scelto dall’Istituto per la Ricostruzione Industriale (IRI), che aveva acquisito la proprietà dell’azienda nel 1933. Si narra che Benito Mussolini stesso avesse espresso il desiderio di vedere Gobbato in quella posizione, data la sua ammirazione per le automobili Alfa Romeo e considerando le competenze acquisite da Gobbato durante i suoi anni alla Fiat e in altri contesti internazionali significativi.
Una delle prime grandi prove che Gobbato dovette affrontare riguardò il mondo delle corse automobilistiche. La decisione del governo fascista di fornire le nuove vetture da corsa Alfa Romeo esclusivamente alla Scuderia Ferrari pose problemi notevoli quando tre unità della P3 furono vendute a piloti stranieri prima dell’imposizione delle nuove regole autarchiche. La situazione rischiava di trasformarsi in un incidente diplomatico con Francia e Inghilterra. Grazie alle sue abilità negoziali, Gobbato riuscì a trovare un compromesso soddisfacente per tutte le parti coinvolte, dimostrando così non solo la sua competenza manageriale ma anche una notevole abilità diplomatica.
Il rapporto tra Ugo Gobbato ed Enzo Ferrari
Il rapporto tra Ugo Gobbato ed Enzo Ferrari è spesso ricordato attraverso il prisma del loro litigio finale; tuttavia, questa visione tralascia gli anni iniziali della loro collaborazione caratterizzati da uno spirito amichevole e proficuo. La decisione di includere i piloti francesi nella squadra ufficiale Ferrari su imposizione di Gobbato è un esempio emblematico del tipo di interazioni positive che hanno avuto luogo prima dei disaccordi successivi.
Sotto la guida di Ugo Gabbato, l’Alfa Romeo riuscì a superare uno dei momenti più critici della sua storia trasformando parte della produzione verso i motori per aeroplani durante il periodo bellico. Questa diversificazione garantì all’azienda una continuità produttiva essenziale anche nei momenti più difficili. L’impegno profuso da Gabbatto nell’assicurare all’Alfa Romeo prospettive future favorevolmente si sarebbe probabilmente concretizzato se non fosse stato per lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale.
Nonostante gli sforzi compiti durante gli anni difficili del conflitto mondiale, il destino riservò a Ugo Gobatto un epilogo tragico nel dopoguerra italiano turbolento. Dopo essere stato esautorato dal Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) viene processato due volte davanti ai tribunali popolari estemporaneamente formatisi dopo la liberazione dall’occupazione nazifascista; sebbene venisse assolto entrambe le volte grazie anche alle testimonianze degli operai in suo favore, fu assassinato due giorni dopo l’ultimo processo da colpi d’arma da fuoco sparati a tradimento – un atto violento rimasto impunito e simbolo delle tensioni dell’Italia post-bellica.
La figura storica di Ugo Gobbato nell’alveo di Alfa Rome rappresenta un capitolo complesso e affascinante che riflette le dinamiche politiche, economiche e sociali dell’Italia del tempo. La sua eredità continua a essere oggetto di studio e riflessioni per comprendere pienamente il suo impatto sull’industria automobilistica italiana e oltre.