Trump cambia di nuovo idea sui dazi e dà vita ad un nuovo ribaltone per le aziende: ecco come cambia ancora una volta tutto.
I dazi imposti da Donald Trump e quindi dagli Stati Uniti d’America stanno creando parecchio scompiglio e hanno messo in allerta le aziende europee e italiane e non solo. Occhio alle novità che sono arrivate nelle ultime ore. Può di nuovo cambiare tutto: ecco cosa filtra sul nuovo ribaltone.

Donald Trump, già dal mese di luglio, aveva stabilito l’imposizione a partire dal 1° agosto di dazi al 30% sui beni importati dall’Unione Europea. La percentuale, tramite un accordo informale, è poi scesa al 15%.
Il tutto è però rimasto nell’incertezza, dovuta soprattutto all’esclusione delle vetture dall’accordo, tanto che poi si è arrivati per formalizzare e fare chiarezza ad una dichiarazione congiunta USA-UE. Così è perciò cambiato di nuovo l’intero quadro. Di seguito i dettagli.
Dazi Trump, per l’UE cambia di nuovo tutto: ecco cos’è successo nelle ultime ore
Dopo che le trattative tra Bruxelles e Washington sono andate avanti per giorni e senza sosta, alla fine è stato raggiunto un accordo che ha cambiato di nuovo le carte in tavola rispetto alla posizione iniziale di Trump. Gli Stati Uniti e Trump rinunceranno alle imposizioni doganali del 27,5% su vetture e componentistica.
Stati Uniti e Unione Europea si sono così impegnati per far leva su una stabilità e prevedibilità nel commercio tra le parti per fissare come tetto massimo di un’aliquota tariffaria massima e onnicomprensiva del 15%. Anche su automobili e pezzi delle automobili.

“A differenza degli accordi con altri partner, questo 15% include già i dazi esistenti”, ha dichiarato a tal proposito il ‘Commissario europeo per il Commercio’ Maros Sefcovicc aggiungendo anche: “In altre parole, l’Ue godrà di dazi effettivi notevolmente più bassi rispetto ad altri Paesi“.
Un accordo questo che fa sicuramente comodo ad entrambe le parti. Basti pensare che l’Europa, solo nel 2024, ha esportato negli USA un numero tale di auto da raggiungere un valore di 38,9 miliardi di euro. Solamente l’Italia, tra auto e pezzi, ha esportato ben 4 miliardi di euro. Insomma, l’Unione Europea in questo senso non ha voluto cedere ed è riuscita a ‘strappare’ un accordo di sicuro più vantaggioso. L’obiettivo era quello di non subire un danno economico ingente ed è stato – almeno in parte – raggiunto.