Se sei al volante devi farlo ogni 3 ore: non ti dimenticare, rischi l’incidente

Una regola semplice, spesso ignorata: Ogni 3 ore al volante occorre farlo assolutamente, altrimenti si rischi l’incidente

Guidare a lungo senza pause non è una prova di resistenza. È una cattiva abitudine che pesa su attenzione, riflessi e lucidità. Il buon senso e il codice della strada lo ripetono: i viaggi vanno spezzati. Bastano pochi minuti per bere, allungare le gambe e rimettere in moto la testa.

Devi farlo ogni tre ore
Devi farlo ogni tre ore – tvbiketreviso.it

Eppure molti ignorano la regola, preferendo tirare dritto “fino a destinazione”. È la scorciatoia che in realtà allunga i rischi: dopo due ore la stanchezza affiora, anche se non sempre ce ne accorgiamo. L’idea di essere “ok” perché non ci si sente crollare è ingannevole. Le statistiche lo mostrano con chiarezza.

Pausa ogni due ore, rischio in salita dopo tre

La raccomandazione è fermarsi 15 minuti ogni due ore per rimettere in sesto attenzione e tempi di reazione. Superare le tre ore senza sosta fa impennare il rischio: l’affaticamento si accumula e intorpidisce i comandi, anche se la strada scorre e il traffico è lieve. È il terreno su cui nascono le distrazioni “da niente”, quelle che diventano frenate tardive, traiettorie imprecise, sguardi persi nel vuoto.

Devi farlo ogni tre ore
Pausa ogni due ore, rischio in salita dopo tre – tvbiketreviso.it

Molti automobilisti però ammettono l’opposto: quasi la metà preferisce non fermarsi per arrivare prima. Un altro gruppo racconta di aver rischiato di addormentarsi; una parte ha avuto un sinistro per stanchezza. Non è questione di forza di volontà, ma di fisiologia: dopo un certo tempo la mente cala, punto.

Aspettare di sentirsi distrutti è un errore. Lo sottolinea chi si occupa di sicurezza stradale: la soglia delle due ore è quella in cui la fatica inizia a pesare davvero su concentrazione, riflessi e lucidità. Meglio anticipare il calo con una sosta breve, piuttosto che inseguire la freschezza quando è già svanita.

Curioso il comportamento per tipologia d’auto: tra chi guida elettrico c’è maggiore consapevolezza delle pause consigliate. Probabile effetto dei ritmi imposti dalle ricariche e di una pianificazione più attenta del viaggio. Chi usa il diesel, al contrario, tende a sottovalutare l’esigenza di fermarsi, come se l’autonomia meccanica autorizzasse anche quella fisica. È un equivoco: il serbatoio pieno non tiene svegli gli occhi.

La sosta è parte del viaggio, non un intralcio. Quindici minuti ogni due ore, pausa sicura oltre i tre quarti d’ora di guida continuata se la soglia di attenzione scende prima. Bere acqua, muovere gambe e spalle, respirare. Se affiora sonnolenza, fermarsi subito in area adeguata. Nessun caffè o finestrino aperto sostituisce il riposo: sono palliativi temporanei.

La prudenza, specie nei trasferimenti lunghi, non è un optional. Programmare le fermate insieme ai rifornimenti evita che la fretta prenda il volante. La destinazione non scappa; la sicurezza sì, quando la si trascura. Fermarsi in tempo è la scelta che fa davvero arrivare.

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