Una regola semplice, spesso ignorata: Ogni 3 ore al volante occorre farlo assolutamente, altrimenti si rischi l’incidente
Guidare a lungo senza pause non è una prova di resistenza. È una cattiva abitudine che pesa su attenzione, riflessi e lucidità. Il buon senso e il codice della strada lo ripetono: i viaggi vanno spezzati. Bastano pochi minuti per bere, allungare le gambe e rimettere in moto la testa.

Eppure molti ignorano la regola, preferendo tirare dritto “fino a destinazione”. È la scorciatoia che in realtà allunga i rischi: dopo due ore la stanchezza affiora, anche se non sempre ce ne accorgiamo. L’idea di essere “ok” perché non ci si sente crollare è ingannevole. Le statistiche lo mostrano con chiarezza.
Pausa ogni due ore, rischio in salita dopo tre
La raccomandazione è fermarsi 15 minuti ogni due ore per rimettere in sesto attenzione e tempi di reazione. Superare le tre ore senza sosta fa impennare il rischio: l’affaticamento si accumula e intorpidisce i comandi, anche se la strada scorre e il traffico è lieve. È il terreno su cui nascono le distrazioni “da niente”, quelle che diventano frenate tardive, traiettorie imprecise, sguardi persi nel vuoto.

Molti automobilisti però ammettono l’opposto: quasi la metà preferisce non fermarsi per arrivare prima. Un altro gruppo racconta di aver rischiato di addormentarsi; una parte ha avuto un sinistro per stanchezza. Non è questione di forza di volontà, ma di fisiologia: dopo un certo tempo la mente cala, punto.
Aspettare di sentirsi distrutti è un errore. Lo sottolinea chi si occupa di sicurezza stradale: la soglia delle due ore è quella in cui la fatica inizia a pesare davvero su concentrazione, riflessi e lucidità. Meglio anticipare il calo con una sosta breve, piuttosto che inseguire la freschezza quando è già svanita.
Curioso il comportamento per tipologia d’auto: tra chi guida elettrico c’è maggiore consapevolezza delle pause consigliate. Probabile effetto dei ritmi imposti dalle ricariche e di una pianificazione più attenta del viaggio. Chi usa il diesel, al contrario, tende a sottovalutare l’esigenza di fermarsi, come se l’autonomia meccanica autorizzasse anche quella fisica. È un equivoco: il serbatoio pieno non tiene svegli gli occhi.
La sosta è parte del viaggio, non un intralcio. Quindici minuti ogni due ore, pausa sicura oltre i tre quarti d’ora di guida continuata se la soglia di attenzione scende prima. Bere acqua, muovere gambe e spalle, respirare. Se affiora sonnolenza, fermarsi subito in area adeguata. Nessun caffè o finestrino aperto sostituisce il riposo: sono palliativi temporanei.
La prudenza, specie nei trasferimenti lunghi, non è un optional. Programmare le fermate insieme ai rifornimenti evita che la fretta prenda il volante. La destinazione non scappa; la sicurezza sì, quando la si trascura. Fermarsi in tempo è la scelta che fa davvero arrivare.