Cala il sipario a Wolfsburg: l’ultima vettura lascia la scena, e con lei un pezzo di identità del marchio. Tra pochi giorni sarà tutto finito
L’aria di cambiamento soffia forte in casa Volkswagen. Per la nuova T-Roc non è prevista alcuna variante decappottabile e questo, più di un indizio, segna la fine di una tradizione che affonda le radici nel dopoguerra, quando il Maggiolino aperto rese accessibile il piacere di viaggiare a cielo libero.

Un filone popolare, concreto, ma capace di far sognare. Il mercato però è cambiato: le cabrio non attirano più come un tempo e faticano a trovare spazio tra Suv e crossover. Così, mentre la nuova generazione della T-Roc procede senza capote, la “vecchia” T-Roc Cabrio resta l’ultima testimone di una storia lunga decenni.
L’ultima T-Roc Cabrio
A sancire il cambio di passo è proprio la T-Roc Cabrio, in gamma dal 2020: uno dei rari Suv-cabriolet, quattro posti, 4,27 metri e 280 litri di bagagliaio, pensata più per lo stile che per massimizzare la praticità. In Italia è rimasta di nicchia, ma in Germania e Regno Unito ha trovato una sua platea fedele, complice una proposta motori semplice ed efficace: benzina turbo 1.0 tre cilindri e 1.5 TSI Evo, con manuale o DSG a doppia frizione.

La Eos, in produzione tra 2006 e 2015, portava in dote il tetto rigido ripiegabile “CSC”: cinque sezioni e pure il tetto apribile in vetro integrato, soluzione raffinata su base Golf. La gamma era ampia: benzina 1.4 TSI e 2.0 TSI, diesel 2.0 TDI e i V6 3.2 da 250 CV e 3.6 da 260 CV, per chi cercava prestazioni senza rinunciare al comfort di un coupé trasformista. Un’idea molto anni Duemila, tecnologica e borghese, che ha rappresentato l’apice della stagione dei tetti rigidi retrattili.
Poi la Golf Cabriolet di sesta generazione, in listino dal 2011 al 2016, fedele alla capote in tela e allo spirito della compatta più amata in Europa. C’erano le versioni pepate GTI e, su alcuni mercati, la R: 2.0 TSI da 265 CV, 250 km/h e 0-100 in 6,4 secondi. Una carta per chi voleva l’aria nei capelli senza rinunciare all’anima sportiva, con quell’equilibrio tipico delle Golf più riuscite.
Il filo rosso parte però da molto prima. Il Maggiolino Cabriolet nacque nel 1949 e restò in vendita fino al 1980, con i quattro cilindri boxer raffreddati ad aria tra 1.1 e 1.6 litri. Nel 2003 arrivò il New Beetle Cabriolet, poi nel 2013 il Maggiolino Cabriolet moderno, a listino fino al 2019.
Oggi le scoperte non sono più nell’elenco dei desideri. Tra norme, costi e preferenze che virano su Suv e ibride, la richiesta non giustifica progetti dedicati. Volkswagen prende atto e sfila la capote dal catalogo. Un’epoca si chiude, con discrezione. E lascia in eredità un’immagine precisa: auto alla portata di molti, capaci di far entrare il vento in abitacolo senza chiedere troppo in cambio.