Un debutto fuori casa per il gioiello elettrico più discusso. Qualcosa si muove, ma il quadro resta complicato per Tesla.
L’ambizione era titanica: milioni di Cybertruck su strada, un’icona capace di ribaltare il mercato dei pick-up elettrici. Finora, però, l’onda lunga annunciata da Elon Musk non è arrivata per niente. Il progetto ha inciampato nelle attese troppo alte e in una domanda meno entusiasta del previsto.

Il risultato è una partenza triste, almeno per le vendite, con il gigante d’acciaio che fatica a trasformarsi in protagonista in Nord America, il suo terreno d’elezione. Qualcosa, comunque, si muove. La strategia cambia prospettiva e guarda oltre confine: adesso il piano passa dalla geografia, non dalla tecnica. Funzionerà?
Cybertruck cerca fortuna nel mondo
Il primo segnale riguarda l’Asia. Non è una mossa facile vincere in casa dei cinesi; ma non è l’unico tassello di una partita che, a breve, potrebbe allargarsi al Vecchio Continente. Per capire in che modo si stia ricalibrando la strategia di vendita del pick-up di Tesla, vale la pena di provare a leggere tra le righe della politica industriale su entrambe le sponde dell’Atlantico.

Tesla ufficializza lo sbarco del Cybertruck in Asia, a partire dalla Corea: “è il momento di aprire nuovi orizzonti”, con finestre di conferma d’ordine fissate tra il 29 agosto e il 4 settembre 2025 per chi ha già prenotato.
Si prova a portare il pick-up nel cortile di Hyundai e Kia, su un terreno competitivo e altamente sensibile per l’elettrico. Qui si misureranno appeal, fattore novità e capacità di costruire una nicchia reale.
Il passo successivo potrebbe essere l’Europa. Sul tavolo c’è un accordo tra USA e UE che, se approvato, semplificherebbe l’accesso delle auto costruite in America: basterebbero le omologazioni statunitensi, senza ulteriori trafile documentali.
Per Tesla sarebbe un corridoio rapido per esportare il Cybertruck anche da noi, riducendo tempi e costi di ingresso. Resta, però, il modo vero: l’impatto della carrozzeria spigolosa e della massa su sicurezza e compatibilità con le normative europee, tema su cui diversi esperti invitano alla prudenza. In altre parole, il varco potrebbe aprirsi, ma l’attraversamento non è scontato.
Il quadro generale è quindi doppio: da un lato, il flop rispetto alle ambizioni iniziali negli Stati Uniti suggerisce che l’effetto “wow” non basta a sostenere volumi importanti; dall’altro, l’espansione in Corea del Sud e la possibile corsia UE offrono a Tesla un’occasione per rimettere in carreggiata un prodotto divisivo.
Se il mercato europeo risponderà, lo diranno, oltre che i gusti di automobilisti molto diversi da quelli americani, anche le regole e la sensibilità locale su sicurezza e dimensioni. Se prevarranno dubbi e resistenze, Cybertruck resterà un simbolo potente ma marginale, più manifesto di stile che soluzione concreta. In ogni caso, il prossimo capitolo si giocherà lontano da casa, tra pragmatismo regolatorio e percezione del pubblico.