BMW “accantona” l’elettrico: dal 2028 tutto su questa tecnologia, che bomba

Una mossa in controtendenza: BMW prepara un modello a nuova tecnologia di serie dal 2028, con un segnale chiaro sulla rotta tecnologica.

Ne parlano in tanti, ma pochi ci puntano davvero. In mezzo a un mercato che corre sull’elettrico a batteria, BMW rilancia la carta dell’idrogeno e mette in agenda il debutto industriale: dal 2028 partirà la produzione dei sistemi Fuel Cell di terza generazione nello stabilimento di Steyr, in Austria.

BMW "accantona" l'elettrico
BMW “accantona” l’elettrico (BMW) tvbiketreviso.it

La timeline è definita e i prototipi sono già su strada. L’esordio di serie arriverà nello stesso anno, con un modello che, con ogni probabilità, sarà la nuova X5: gamma completa tra endotermico, ibrido, elettrico e, in aggiunta, il powertrain a idrogeno.

Idrogeno BMW, dal prototipo alla serie

Una scelta pragmatica, maturata dopo anni di test con la iX5 Hydrogen, sviluppata proprio sulla base della X5 per validare architettura e integrazione. C’è un però: le vendite saranno circoscritte ai mercati con rete di rifornimento adeguata. In Italia, al momento, le stazioni si contano sulle dita di una mano.

BMW "accantona" l'elettrico
Idrogeno BMW, dal prototipo alla serie (BMW) tvbiketreviso.it

La piattaforma tecnica è il frutto di una collaborazione di lungo corso con Toyota: prima generazione di sistema Fuel Cell fornita interamente dai giapponesi su una 535iA nel 2014; seconda generazione sulla flotta di test iX5 Hydrogen, con BMW capofila dell’integrazione e celle fornite da Toyota; terza generazione sviluppata congiuntamente, pronta per lo sbarco industriale.

Il nuovo stadio del progetto compie un salto netto: rispetto a quello della iX5 Hydrogen, è più compatto di circa il 25%, aumenta la densità di potenza e si integra meglio su più piattaforme. Tradotto: meno ingombri, maggiore efficienza, più flessibilità di installazione all’interno della famiglia X5 e, potenzialmente, oltre.

È l’elemento che consente di ripensare layout e raffreddamento senza sacrificare abitabilità o bagagliaio, nodo spesso critico nei prototipi.

Il contesto commerciale resta selettivo. BMW prevede una distribuzione limitata ai Paesi dove il rifornimento H2 non è un miraggio, ma un’abitudine. Il mercato italiano, salvo accelerazioni infrastrutturali, rimane ai margini: poche stazioni oggi, promesse di sviluppo domani.

Dietro questa strategia c’è la continuità della iX5 Hydrogen, banco prova decisivo per affinare software, gestione termica e logiche di powertrain. L’adozione sulla prossima X5 chiuderebbe il cerchio: stesso perimetro d’uso, diversa tecnologia di alimentazione, per offrire un’alternativa a lungo raggio nei Paesi che possono sostenerla.

Resta la domanda che aleggia su tutta la partita: ha senso investire adesso sull’idrogeno mentre molte Case rallentano? Per BMW, la risposta è nella traiettoria industriale e nel rapporto con Toyota. Il 2028 diventa così uno spartiacque. Se la rete crescerà, la X5 a celle a combustibile potrà giocarsi le sue carte dove il pieno d’idrogeno è davvero a portata.

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