In Italia non l’abbiamo mai vista, eppure è stata una delle moto più famose mai realizzate.
Ci sono modelli che, per ragioni strategiche della Casa produttrice, non vengono rilasciati in tutto il mondo, ma soltanto in alcune zone. Spesso queste scelte sono legate allo stile del veicolo in questione, magari meno nelle corde di una determinata nazione per ragioni tecniche, estetiche o di dimensioni. Storie del genere sono frequenti soprattutto nell’automotive, un po’ meno tra le due ruote, eppure qualche caso esiste anche lì.

Un esempio è quello di cui vi racconteremo. Nata in Giappone la nostra moto di piccola cilindrata, riuscì a riscuotere grandissimo successo, eppure in Italia non sbarcò mai. Per motivazioni ignote, il costruttore decise di non esportarle nel nostro Paese nonostante la popolarità delle sportive, in particolare quelle meno impegnative e grosse non necessitando il possesso di una patente specifica.
Ecco com’era la Honda VFR400R che gli italiani non poterono mai guidare
Lanciata ad inizio 1986 la Honda VFR400R era equipaggiata con un V4 con albero a 180° derivato dalle corse, inserito ad hoc per ottenere una maggior reattività nella risposta. La distribuzione era supportata da punterie a perno con fine corsa regolabile e bilancieri a pallina per ridurre le masse in movimento, ma soprattutto era caratterizzata da ingranaggi, grazie a cui riusciva a raggiungere regimi molto elevati.
In grado di esprimere fino a 59 cv a 12,500 giri e 4 Kgm di coppia a 10mila giri, poteva vantare una potenza notevole se comparata con modelli di base più prestazionali. Passando al telaio, pure qui troviamo un richiamo al mondo raicing con l’utilizzo dell’RVF da corsa in alluminio perimetrale e sezione centrale 28X60 mm. Rispetto alla generazione precedente del 1982 poteva godere di una rigidità torsionale doppia e di quella laterale quadruplicata con un risparmio di 4 kg.

Tra le novità più ben riuscite la sospensione Pro-Arm monobraccio. Da questa variante N21, la Casa dell’Ala Dorata fece nascere la NC24 con scarichi e serbatoio ottimizzati e una linea resa più aggressiva. Per quanto concerne la livrea vennero adottati i colori Rothmans per un ennesimo richiamo alle competizioni. In quest’ottica vennero implementati la percorrenza di curva e la maneggevolezza, oltre alla coppia in piega. Sfruttando sempre il quattro cilindri in linea venne prodotta la N30 con l’aggiunta di un doppio faro e di un design identico alla VFR750R da gara.